Quand’ero piccolo desideravo con tutto me stesso una bicicletta e passavo i pomeriggi estivi immaginando mirabolanti avventure alla scoperta di luoghi lontani
Un bel giorno ricevetti una Graziella verde pisello: a dire il vero non era proprio l’originale ed era anche un po’ ammaccata, ma per me era la mia navicella spaziale pronta al decollo.
‘Capitano raduni l’equipaggio, si parte!’
Capii ben presto che a sette anni i confini del mio universo conosciuto erano davvero limitati e ben definiti. Fu un alto cancello verde, proprio come la bici, a infrangere i miei progetti di evasione.
A gennaio 2022, ho visto il mio cinquantesimo inverno. Mite e asciutto come non se ne vedevano da anni. Ed è proprio contando questi inverni che ho deciso che questo sarebbe stato un anno speciale, da celebrare col più prezioso dei doni che potessi immaginare:
...del tempo tutto per me.
Così è nato il mio progetto che il 17 aprile 2022, giorno di Pasqua, mi ha portato ad inforcare la mia bici, uscire dal cancello del mio giardino e viaggiare in solitaria verso ovest, per vedere fino a dove riuscivo ad arrivare.
Pedalando lentamente sono uscito dall'Italia, ho percorso il sud della Francia passando per il Principato di Monaco, Montpellier, Perpignan e poi lungo tutta la costa sud della Spagna visitando Barcellona, Tarragona, Valencia, Alicante, Cartagena e, passata Gibilterra, ho piegato verso Cadice e Siviglia dove un volo, dopo 46 giorni, mi ha riportato a casa.
Il mio personalissimo GPS analogico è stato per tutto il viaggio:
il mare a sinistra!
'La congiungente più breve tra due punti è una retta'.
Questo postulato non tiene conto dell'azione di forze 'avverse' come possono essere le influenze degli amici. Infatti è proprio a causa di aka Paolino (Paolo) e aka Trevor (Riccardo) - compagni di merende ciclistiche - che la teoria subisce una deformazione.
La congiungente tra partenza e meta è diventata così una linea curva che, in compagnia dei due manigoldi, percorre l'Italia verso sud in direzione della festa del Cavallo di fuoco, una rievocazione storica che si tiene ogni anno a Ripatransone (AP), nel giorno dell'Ottava di Pasqua.
E’ stato solo dopo questa folle e fantastica festa di Ripatransone che è iniziato il mio viaggio in solitaria verso ovest.
Il mio viaggio:
• E’ iniziato da Piazza dei Signori a Treviso, il 17 aprile 2020, giorno di Pasqua.
• Siamo partiti in tre fino a Ripatransone (AP) poi ho proseguito da solo.
• Sono stato lontano da casa 47 giorni, di cui 40 li ho passati pedalando.
• La mia bicicletta pesava circa 33 chilogrammi.
• Ho percorso 3.885,32 chilometri di cui una gran parte in sterrato.
• Sono rimasto seduto in sella 207 ore.
• Ho superato 26.841 metri di dislivello positivo.
• Ho bruciato l’equivalente di 90.202 calorie.
• Sono stato ospitato 9 volte e 10 le ho passate in campeggio, per il resto ho soggiornato in ostelli o Airbnb.
• Ho incontrato una moltitudine di volti e altrettanti sorrisi.
• La generosità delle persone mi ha permesso di donare
€ 4.455,00 LILT Giocare in Corsia
Mi sento di sottolineare che lo spirito con cui ho affrontato questo viaggio non è stato certamente ispirato dalla performance sportiva, non è stata un'azione di estrema di sopravvivenza in condizioni limite e nemmeno la scoperta di territori sconosciuti.
Mi reputo una persona 'normale' e mi piacerebbe aver fatto un elogio alla normalità.
• IL TEMPO PER GIOCARE •
Non ci vuole coraggio a pedalare per quasi 4000km, ci vuole coraggio a prendersi del tempo in giorni in cui la frenesia e la velocità sono un dogma. Ho la fortuna di poterlo fare in maniera leggera e con entusiasmo, esattamente come i bambini giocano spensierati. Ed è proprio pensando a questo che vorrei, attraverso il mio gioco da adulto, donare la possibilità di giocare anche ai bambini nelle Pediatrie degli ospedali.
I medici si occupano della loro malattia mentre i volontari di LILT Giocare in Corsia si impegnano a farli rimanere bambini.
Seguimi sui miei canali social e aiutami attraverso una donazione, anche modesta, che verrà devoluto integralmente per sostenere questo progetto.
• COS'E' GIOCARE IN CORSIA •
Il viaggio di LILT Giocare in Corsia
inizia come accade per tanti viaggi con un incontro, quello con Ivka, una piccola la cui sorte spinse alcune donne a mettersi a disposizione per accudirla nella pediatria dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso.
Era il 1994, Ivka se ne andò, ma chi rimase decise che il viaggio intrapreso era solo all’inizio. Da allora il progetto LILT Giocare in Corsia
è cresciuto, tanto che può contare ad oggi su 146 volontari, piacevolmente impegnati nel portare il
“gioco” in pediatria.
Ciò che rappresenta il filo comune del progetto non è tanto il concetto di terapia, ma quello di umanizzazione.
Perché un bambino, varcata la soglia dell’ospedale, dovrebbe rinunciare al suo
“essere bambino”?
Questa la domanda che ci poniamo da sempre.
Tale questione è posta anche dalla Costituzione della Carta dei Diritti del Bambino in ospedale del 1989 che tra i vari diritti riconosciuti al bambino individua:
Se dunque obiettivo primario di chiunque si relaziona al bambino deve essere quello di valorizzarne ed esaltarne la sua essenza, ciò deve essere ancora più garantito quando il bambino entra in una situazione tanto disarmonica e per lui incomprensibile quale è l’ambiente ospedaliero, che poco si avvicina alla sua “normale” vita infantile.
Il gioco contribuisce ad offrire un’opportunità in tal senso, perché occasione di svago, di divertimento, di costruzione, di ideazione, di relazione, di incontro.
Sostieni anche tu LILT Giocare in Corsia con una donazione,
specificando nella causale “Un viaggio Giocare in Corsia”.
Ogni contributo, anche modesto, è importante per aiutare i ragazzi di Giocare in Corsia
a svolgere i servizi di prevenzione, assistenza ed educazione.
E’ possibile donare attraverso:
Io sono Luca, vivo in provincia di Treviso e ho cinquant'anni.
Corro a piedi per poter bere una birra in più e vado in bici con gli amici. Non sono quello che si può definire uno sportivo e cerco di tenere a bada lo spirito di competizione: non sempre è una buona cosa.
Cerco di occuparmi del mio tempo, o almeno di quello che mi è rimasto. Cerco di usarne molto con le persone che mi stanno vicino, ma non sempre ci riesco con la qualità che vorrei. Ho capito però che la gran parte la devo investire su di me e su ciò che è importante per me. Per farlo mi invento strani modi di giocare, sfide un po' strampalate per non prendersi troppo sul serio. Sono i semplici gesti come camminare o pedalare che ti fanno fare cose stra-ordinarie.
Voglio fare le cose seriamente, non seriosamente, ma, sopra ogni cosa, voglio sentirmi vivo.
Love <3
©LF2022